PROLOGO: I magazzini SunFlower ImpEx Inc, Chicago
E se due guerre mondiali erano
state manna per i suoi affari, i ruggenti anni venti avevano segnato per essi
il punto più basso: Al Capone era il vero padrone della città, e il suo
desiderio era che
Nel 2010, i discendenti di
Simon Mayflower avevano scoperto che una grave crisi
economica nazionale poteva spingerti ad essere…creativo. I loschi affari
deplorati da Simon erano ripresi, e con essi era tornato il racket. Svariate
organizzazioni puntavano a controllare l’azienda per le nuove merci della
morte, dalle armi alla droga agli schiavi per il lavoro nero. Era una guerra
con un solo vincitore possibile.
E dove c’era una guerra, c’erano
i pacificatori per risolverla.
Dio ci aiuti.
MARVELIT presenta
Episodio 19 – Nell’episodio di stasera…
Di Valerio ‘non sparate sul pianista’ Pastore (victorsalisgrave@yahoo.it)
“Mack, cosa voleva dire
quell’ultima frase?” bisbigliò una delle figure fra le ombre. Ad eccezione dei
riflettori della nave che gettavano una luce sovrannaturale sul molo, l’area
dei docks era buia e senza altra sorveglianza che non fosse quella degli uomini
armati. Uno sciame di marinai e personale della SunFlower
si occupava di trasportare cassoni da e per la nave.
“Tranquillo,” rispose una voce
femminile all’auricolare. Una sfera metallica, nera e lucida, osservava con il
suo occhio elettronico la scena dei magazzini insieme alle altre ben
disseminate nell’area. La telecamera indugiò un attimo su chi le aveva posto la
domanda, per poi tornare ad inquadrare per bene l’insegna aziendale. Con il
filtro speciale, era visibile come fosse stata dipinta a neon. “Al pubblico
piacciono le uscite ad effetto in questi prologhi. Fa dramma.”
La prima figura nell’ombra
stava per replicare, quando sentì una voce femminile nell’auricolare. “Basta
con le chiacchiere, gente: abbiamo aspettato abbastanza, l’audience è alta e
così la suspence. Ora il pubblico vuole l’azione. Siete pronti, eroi?”
Loro erano nati pronti!
Non altrettanto le persone
presenti nel magazzino. Il turno di notte, per quanto quello più pieno di
attività, era anche il più tranquillo quanto a problemi di sicurezza. Da quando
il capo aveva vinto la guerra per il controllo dei docks, non era più volato un
solo proiettile. La sorveglianza era quasi una formalità.
Grave errore!
“Toc toc! Sono qui per voi, bei porcellini!” Le parole, più ruggite
che parlate, riuscirono a sovrastare il fracasso della parete rinforzata che
andò in pezzi come compensato, sotto la potenza dei muscoli del licantropo. Certo, alla velocità con cui
si muoveva, avrebbe potuto schizzare dentro direttamente dall’ingresso. Ma
l’idea era di fare qualcosa di totalmente imprevedibile, a beneficio del caos
che sarebbe seguito e degli spettatori che adoravano vedere le cose andare in
frantumi! Le guardie, presenti solo a difesa degli uffici al piano superiore e
all’ingresso, rimasero di stucco per pochi, preziosissimi secondi. Secondi
durante i quali il mostro lupino mieté vittime fra il personale e i marinai, a
colpi di pugni e artigli. Era come vedere una cometa buttare giù birilli. Di
tanto in tanto, si intravedeva un bagliore di zanne e di occhi lucenti. Le urla
di terrore si unirono al suono della sirena e dei piedi di chi correva via per
mettersi in salvo.
Finalmente, una guardia riuscì
a sparare alla schiena della creatura, che si irrigidì ululando il suo dolore
per i colpi calibro 45. Teoricamente, sarebbe dovuto morire sul colpo.
La guardia se la ritrovò
addosso in un baleno. Vide il muso sbavante e pieno di zanne spaventose ad un
centimetro dal suo volto. Non si accorse neppure della mano artigliata pronta a
colpire perché svenne.
“Moonfang, lascia stare,” disse la
stessa voce femminile nell’auricolare. “Ricorda, niente morti o il prossimo
pubblico che vedremo sarà quello di un tribunale. Pensa a fare la guardia, ora”
Lui voltò la testa verso…un
magazzino ormai deserto. Un misero foglio di carta spostato dal vento
accompagnò il suo uggiolio.
I marinai e gli addetti fuori
dal magazzino, nel momento in cui si udirono i primi suoni della battaglia, si
scambiarono occhiate perplesse. Poi videro i loro colleghi correre fuori
urlando in preda al panico, dirigendosi verso la nave. E decisero di imitarli…
Una specie di fulmine esplose ai loro piedi,
fermandoli dov’erano! Chi non era rimasto abbagliato da quella manifestazione,
vide la saetta scavare un solco nel cemento del molo, fino al pontile, per poi
ridurlo in cenere.
“Si andava da qualche parte, gente?”
fece una voce allegra sopra di loro. E videro questo stallone alato, dal manto bianco e le finiture dorate…come tutta
d’oro era l’elegante armatura di chi lo montava: una donna, se le forme del
guscio metallico erano indicative. Una donna in oro che stringeva in mano una
lancia forgiata a forma di doppio fulmine. “Siete in arresto per traffico umano
e complicità in schiavismo! Se vi arrendete adesso…”
Tutti alzarono le mani.
“Mai che mi facciano
divertire,” fece l’amazzone a fil di voce.
“Tranquilla, tesoro, sei stata
bravissima! Abbiamo già i primi twitties di approvazione. Tieni d’occhio questi perdenti,
mentre gli altri finiscono il lavoro.”
A bordo della nave, il
capitano, un uomo di chiare origini asiatiche, era pronto a rischiare di
affondare la nave pur di partire immediatamente.
Sul ponte, stavano togliendo rapidamente gli ormeggi, mentre lui latrava
istruzioni alla sala motori -e sì, al diavolo che non avessero fatto ancora
rifornimento! Ma da dove saltavano fuori questi buffoni?!? Quella non era la
maledetta New York!
Bussarono alla porta.
Imprecando, il capitano andò
ad aprire…e quando lo ebbe fatto, si trovò colpito al mento da un bel diretto
guantato di rosso!
Entrò nella cabina un uomo
dalla folta capigliatura biondo-rossiccia ed un costume rosso e blu con una
grossa ‘I’ bianca stilizzata sull’addome. “Mr.
Immortal e i Vendicatori dei Grandi Laghi segnano
un altro punto!”
“Vacci piano, campione. E
comunque, va bene che lo hai steso al primo colpo, tanto un trafficante di
persone non merita di meglio agli occhi del pubblico. Ma la prossima volta,
qualche cazzotto in più non ci starà male.”
Sul ponte, i marinai erano
quasi pronti a sganciare tutti gli ormeggi…quando un suono spaventoso riempì
l’aria! In un istante, tutti i vetri degli oblò andarono in frantumi! Gli
uomini caddero in ginocchio, reggendosi le orecchie sanguinanti. Qualcuno,
pietosamente, svenne.
Una figura femminile dalle
ampie membrane alari fissate alle braccia, dalla pelle rosa, coperta solo da un
body bianco leggero, atterrò sulla cabina di comando. Quando la porta si aprì,
ne uscì un Mr. Immortal visibilmente frastornato, che
reggeva sottobraccio il corpo inerte del capitano. “Dinah Soar, sei la cosa più bella della mia
vita, ma la prossima volta, ti prego, avvertimi.”
Lei emise uno strano verso
come un cinguettio incuriosito, mentre con gli ampi occhi interamente neri lo
seguiva andare verso l’accesso al ponte inferiore. Fece per seguirlo, ma la
familiare voce femminile le disse, “Niente da fare, ragazza: tu devi stare di
guardia insieme a Thundersword
come stabilito.”
I due marinai armati
riuscirono finalmente a ritrovare l’uso dell’udito. Anche dalla stiva si era
udito come il grido di una sirena arrabbiata, e sembrava che le pareti
tremassero.
“发生了什么事?” Chiese uno.
“不管!你知道如何对待他们,如果有任何问题!”
L’altro fece scattare il caricatore dell’Uzi. C’erano
ben tre container di cui occuparsi. Se non potevano piazzare la merce, dovevano
liberarsene, questi erano gli ordi* “哎哟!” Il pugno che lo colpì
dietro il cranio lo mandò al tappeto all’istante.
Il secondo marinaio si
voltò di scatto. “会发生什么?” ebbe giusto il tempo
di chiedere, prima di trovarsi avvolto da una massa color viola e nero! La
stessa massa si avvolse intorno alla testa, soffocandolo rapidamente fino al
punto da fargli perdere i sensi. “E questo risolve gli ultimi seccatori,” disse
la massa, rilasciando il prigioniero per poi trasformarsi in un uomo dal corpo
elastico e piatto. “Un punto per Flatman!” Toccò l’auricolare. “Doorman, allora a che punto sei?”
In risposta, una sagoma
umana, di un nero intenso ed assoluto, apparve in uno scintillio sul portello
del container. Un attimo dopo, attraverso quello strano varco, donne, ragazzi e
giovani, tutti di origine asiatica, uscirono rapidamente dalla loro prigione! Flatman osservò stupefatto quella fiumana di gente sporca,
malnutrita e soprattutto terrorizzata. Per quanto lo staff lo avesse preparato
a vederne di cotte e di crude, per quanto la cronaca si prodigasse di
particolari quanto più macabri su questo ignobile traffico… Niente lo aveva
preparato a testimoniarlo dal vivo!
“Bene così, mister,”
disse la voce femminile dalla regia. “Niente è toccante come un supereroe
capace di mostrare emozioni umane. Non ho mai sopportato i Capitan America
tutti statuari.”
L’elastico eroe lasciò
perdere cosa ne pensasse di quelle ‘lodi’. Invece, osservò il numero dei
disperati aumentare mano a mano che Doorman si
trasformava in un varco verso la libertà…Per quanto quegli schiavi mancati
fossero liberi solo di essere curati e nutriti prima di essere rispediti a
casa, in qualche oscura regione nell’entroterra cinese. Non erano rifugiati
politici, erano solo disperati che nella loro patria erano stati dignitosi contadini,
prima che le loro terre venissero espropriate per una somma ridicola. Divisi
fra l’amore per la loro terra natale e la pura e semplice fame, fra la
prospettiva di un lento declino nella loro stessa patria e una seppur minima
speranza in una terra straniera, tanti usavano i loro ultimi risparmi per la
seconda. Tornare indietro a questo punto era una condanna a morte… Ma cosa
potevano fare per loro i Vendicatori dei Grandi Laghi?
“Che vi piaccia o no,
eroi, potete solo proteggerli fino a quando il distretto per l’immigrazione non
si prenderà cura di loro. Doorman, mi occorre un po’
di concentrazione, ti sei esercitato?”
La macchia sul container
si mosse e divenne una figura umana sempre totalmente nera, ma con un paio di
occhi bianchi romboidali. “Sono pronto quando volete.”
“Allora dacci dentro.
Arriva la bumba.”
Poco
dopo, attraverso il corpo dell’eroe iniziarono a passare scatole e scatole con
su scritte in cinese. Flatman si frappose fra esse ed
i prigionieri che fissavano avidamente quei preziosissimi doni. Parlando in un
fluente cinese, disse, «Provvederò io alla distribuzione del cibo, signori. Per
favore, non affrettatevi. Ci sono farmaci, cibo e acqua per tutti. Ecco, così,
passateveli. Ne abbiamo per tutti…»
Il rumore di un’auto che
si metteva in moto!
Ringhiando, Moonfang, seguito dalla fedele telecamera, uscì di corsa
dal magazzino. Quei poveri sacchi di carne spelacchiata non avevano la minima
speranza di fare abbastanza in fretta da*
L’esplosione che lo colse
di sorpresa lo scagliò via come una bambola in una pioggia di frammenti
fiammeggianti. Il licantropo rimbalzò contro un muro e da lì andò a terra, dove
ci rimase, incosciente.
Dietro di lui, l’intero
magazzino si era trasformato in un’unica palla di fuoco…
“Dici che questo ne avrà
ucciso qualcuno di quei buffoni in costume?”
“Mi basta che quella
bestiaccia sia morta!” ribatté l’uomo al suo autista. Cristo, l’operazione era
andata decisamente a &%£$, ma almeno ogni prova del coinvolgimento del capo
era stata distrutta, e almeno quella specie di mostro che gli dava i brividi
più di quegli altri buffoni doveva essere ormai ridotto ad un bell’arrosti*
Sbatté violentemente la
testa contro il divisore cristallino, quando l’auto si arrestò di colpo come se
avesse sbattuto contro un muro! “Idiota!
Ma dove ce li hai gli oc—cavolo!”
L’auto aveva sbattuto
contro un muro o un albero. Davanti al muso deformato e fumante stava una
donna: una donna oscenamente obesa,
con indosso un body vistosamente giallo. “Voi avete fatto male al mio ragazzo, signori,” disse, chinandosi in
avanti. Sfondo quanto rimaneva del parabrezza ed afferrò l’autista. Questi
sparò diversi colpi contro quell’abbondante bersaglio, ma i proiettili furono
come assorbiti dalle pieghe della
carne.
La donnona-blob lo tirò
su per il bavero. “Tut-tut, non si spara ad una
signora. Oh, e fra parentesi. Io sono Big
Bertha. Molto piacere!” e così dicendo, lo sbatté
contro il cofano! “E ora, vediamo di sistemare…” Ma a quel punto l’altro uomo
se l’era svignata. Bertha lo vide imboccare una curva
a tutta la velocità consentita dai suoi piedi. Teoricamente, avrebbe potuto
intercettarlo con un balzo, tuttavia…
La sua preda lanciò un
urlo terrificante quanto breve. Poco dopo, Moonfang
emerse dalla curva con l’uomo ben stretto sottobraccio come un pacco. “Non
posso mangiargli un braccio?”
“Evita certe uscite,”
dissero dalla regia. “Sei un supereroe,
non il babau di Cappuccetto Rosso. Limitatevi ad interrogarlo come vi ho detto
e poi datelo alla legge.”
Bertha diede un paio di ceffoni al poveretto per svegliarlo.
“Scusami, caro, ma io ed i miei amici ci terremmo tanto a sapere chi è il tuo capo. Se collabori, il mio
cucciolo sarà contento, altrimenti…”
Quello annuì
freneticamente e iniziò a cinguettare freneticamente. Per rispettare i termini
di legge, quanto disse fu tagliato, per ora, dal sonoro.
E
se vorrete sapere di più sul misterioso capo alla testa di un vile traffico di
schiavi ed armi, restate sintonizzati per la prossima parte di Heroes Today! Con gli unici, irresistibili
Vendicatori dei Grandi Laghi!
New Media Entertainment
Group, Skinner Building, S Loomis Street, Chicago.
“Direi che come partenza
non è male, ragazzi,” disse la donna in piedi al tavolo delle riunioni. “Stiamo
traducendo la confessione del capitano, e verranno su dei bei sottotitoli se
questo caso lo risolviamo bene. Considerando che siamo partiti da zero, e che
abbiamo dovuto affidarci ad una campagna virale via facebook
e twitter, lo share è decisamente buono. Continuiamo
così, e un paio di stagioni con voi ci stanno alla grande.”
Dall’altra parte dello
schermo gigante, Mr. Immortal tuttavia si sentiva a
disagio. “Um, per questa cosa delle riprese della
nostra vita privata…”
“Ripensamenti, forse?”
“Non proprio, ma non è
facile mostrare così al pubblico anche ciò che c’è dietro le maschere. Sa, il
fascino misterioso del supereroe eccetera eccetera…”
“Ne abbiamo parlato,
Craig: Il pubblico è curioso proprio su ciò che c’è dietro le maschere. Il
fascino misterioso è stato cestinato in favore della trasparenza. Si tifa
meglio per il proprio beniamino se lo si conosce fino in fondo. E sì, state
tranquilli: tutto ciò che va al di sopra del PG sarà escluso dalla
trasmissione.”
“Perché
ho l’impressione che lei stia sbavando, Miss Connor?”
“Le telecamere restano?”
chiese DeMarr Davis, sorseggiando una Coca.
Craig si tolse la
maschera. “Già.”
“Avevamo firmato, no?”
fece Ashley Crawford, uscendo dal bagno con un asciugamano bene avvolto intorno
alla sua figura di supermodella. “Di cosa vi lamentate, adesso?”
“Facile per te,” disse
Craig. “Sei abituata a stare in
pubblico, e le proposte per le sfilate fioccano da quando siamo entrati in
questo programma. Io devo ancora abituarmi a mostrarmi. Non so cosa fare per
aumentare il numero delle visite quando non siamo di pattuglia!”
“A quello bastiamo noi,”
disse il licantropo. Afferrò la supermodella fra le sue braccia, e assicurandosi che le telecamere li
riprendessero a dovere, la coinvolse in un lungo bacio!
Val Ventura, dopo avere cronometrato alcuni secondi di quella
performance, andò a controllare il numero di visitatori. “Credo che abbiamo
appena infranto qualche record.”
Lycus sciolse l’abbraccio. “Visto? Non ci vuole molto.” Sollevò la
donna e tenendola in braccio la riportò verso il bagno. “Odio fare la doccia da
solo, lo sai.”
“Non ti facevo così
intraprendente in pubblico,” commentò lei.
“Scherzi? Dopo avere
passato tutto questo tempo a volare basso, potersi muovere alla luce del sole è
la cosa migliore del mondo! Dopo di te, beninteso, tesoro. Sapete, dovremmo
fare tutti un bel viaggio a Lykopolis.”
“Proporremo la cosa alla
regia,” fece Craig osservando sullo schermo il contatore che ancora non dava
segno di fermarsi. “Spero che vi rendiate conto che passeremo la notte a
rispondere ad e-mail molto
imbarazzanti.”
“Tutta invidia!” fece Lycus, chiudendosi la porta dietro. Poco dopo, udirono
Ashley ridacchiare.
“Potremmo non doverci
annoiare, invece,” disse una donna di colore, uscendo dalla cucina con una
generosa porzione di riso alla creola fumante. “Scusatemi le maniere, ma sembra
che queste trasformazioni in e da Thundersword
mettano una fame da paura.” Mandò giù rapidamente un paio di bocconi, poi
riprese il discorso. “Abbiamo le confessioni del capitano della nave e di quel
faccendiere della SunFlower, no? Andiamo ben a fare
una visita al loro ‘capo’. Se sistemiamo rapidamente la cosa facciamo un
figurone di share. A parte…be’, loro.” Fece un cenno con la testa verso il
bagno. Riprese a mangiare con tutta la foga di un coniglio. “Divino, modestia a
parte. Nessuno ne vuole un po’?”
Craig mostrò
un’espressione disgustata. “Una volta, per provare, ne feci una tale
scorpacciata da restarci letteralmente secco.” E mentre lo diceva, una grossa
scritta lampeggiante sullo schermo avvertiva
RAGAZZI, NON FATELO A CASA!
“E da allora quella roba
non mi piace più tanto. Preferisco il buon vecchio hamburger, e non quelle robe
precotte di—“ dovette interrompersi di colpo quando nell’auricolare la regia
quasi gli urlò a morte “Attento con gli sponsor,
maledizione!”
“—dei
rivenditori a basso costo,” finì lui con una discreta scivolata d’ala. Poi si
alzò e si strofinò le mani. “Ehi, Mack, cosa sai dirci con quelle informazioni
che abbiamo ottenuto? Sono buone?”
La produttrice, Mary
‘Mack’ McConnor, e il regista, Stewart Cadwell, si scambiarono
un’occhiata. Fu Stewart a rispondere, “Anche troppo: questo Ernest St Ives,
alias il Letale Ernest non è uno da
sottovalutare: è un mutante, almeno crediamo, col potere del tocco mortale. Se ti sfiora con un dito,
o con una qualunque parte del corpo, sei morto. Se l’è fatta con Alpha Flight un paio di volte… Oh, e
durante la prima era stato fatto a pezzi. Letteralmente. Non so se il suo tocco
funziona attraverso le armature, ma cercate di evitare il contatto
ravvicinato.”
“Non è sicuro che sia un
mutante?”
“No, Big ‘I’. Sappiamo
solo che questo tizio è nato nel
“Le investigazioni procedono,
gente,” intervenne Mack. “Naturalmente non renderemo pubblico alcuno sviluppo
fino a quando non saremo sicuri della sua locazione e del suo coinvolgimento
nella malavita di Chicago. Il nostro problema è che non sappiamo quale sia il
suo alias. Abbiamo come l’impressione che non firmi i suoi documenti come
‘Letale Ernest’. Quindi, restate sintonizzati. Vi terremo aggiornati.” Quando
la comunicazione aperta fu chiusa, ai membri del gruppo fu inviato un breve
segnale acustico che indicava l’apertura del canale riservato. Da quel momento,
dovevano proseguire ogni attività senza fare capire di stare ascoltando altre
istruzioni.
“Abbiamo
abbastanza dati da potere inquadrare almeno un paio di obiettivi sensibili
delle attività di Ernest, anche se grazie a quella lingua lunga di Marisol ora potrebbe essere in atto l’evacuazione dei siti.
Da una parte, questo danneggia la celerità delle operazioni, e sono sicura che
la polizia non ci sarà grata. Ma
dall’altro potremo portare avanti un maggior numero di azioni spettacolari
nella caccia ad Ernest. Ora, penso che se facciamo passare almeno la notte, i
vermi si sentiranno abbastanza sicuri da restare nella tana e domani in
giornata riprenderete la caccia. Perciò, ricordate: niente idee geniali ad alta
voce su questo caso, da ora in poi. Ah, e fate ben qualcosa, sacrato iddio! Se volevo un sex-show con quella strana
coppia, assumevo solo loro!” E chiuse la comunicazione. “*sigh* super.”
“Qualcuno vuole cinese?”
fece Craig sollevando la mano per primo.
“A me sta bene!” disse Marisol sollevando la forchetta, mentre ancora masticava.
Il piatto ormai era quasi tirato a specchio.
Craig sembrava
perplesso. “Val, è scientificamente possibile
essere senza fondo?”
“Te l’ho detto! Essere
T-sword fa venire una fame assassina. E poi sono
sempre stata una buona forchetta. E brucio in fretta. Mia sorella invece è
ancora molto…matronale, per così dire. Mi odia, credo.”
“Prendetene per tutti,”
fece DeMarr, con gli altri che annuirono.
“Tripla razione per
due,” disse Ashley.
“Quando la smetterete di
giocare a Cappuccetto Rosso voi due”? Craig diede un paio di pugni sulla porta.
“Almeno fatelo fuori dalla doccia, vorremmo usarla anche noi senza finire sotto
ghiaccio!” un ringhio tremendo lo fece desistere all’istante. “Triplaperduesissignore! Chi viene con me? Non ho abbastanza
braccia.”
“Vengo io,” si offrì Marisol. “Ne conosco uno ottimo ad un isolato, e concedono
degli assaggi nell’attesa per ordini superiori a cinquanta dollari.”
“Ti manca New Orleans?”
le chiese Craig quando furono in strada. Qualche ragazzo che stava seguendo lo
show sul cellulare li stava già attendendo sulla soglia. Partirono i primi
flash. Non c’era di che ridire: la campagna di promozione di Mack aveva fatto
miracoli per rinverdire la loro immagine e togliergli la patina di ‘buffi
perdenti’. Certo, nessuno di loro si illudeva: la produzione li aveva scelti
perché c’era ben poco che potessero rischiare in termini di famiglia ed altri
affetti. I VGL potevano permettersi di essere esposti pubblicamente in toto. Al massimo qualche criminale
avrebbe potuto pensare di attaccare la loro casa, ma per quei problemi i legali
della NMEG erano pronti e la produzione aveva tasche profonde.
Marisol annuì. Tranne sua sorella, lei aveva perso l’intera famiglia
con l’uragano Kathrina. E non scherzava sul fatto che
la sorella la odiava, anche se non per una questione triviale come la
differenza di peso… “Voglio usare i miei guadagni con lo show per ricostruire
la casa di famiglia ed aiutare il quartiere. C’è ancora così tanto da fare…”
Sospirò, ma ritrovò in fretta il sorriso. “E voi? Volete fare i Vendicatori a
vita?”
“Quanto più a lungo
possibile, almeno. Insomma, siamo eroi,
non facciamo questo lavoro per hobby anche se qualcuno continua a pensarlo.
Abbiamo solo avuto…brutta pubblicità.”
“E cattivi scadenti come
un Glen Grant. Questo Ernest è il vostro primo colpo grosso dal vostro esordio,
giusto?”
“Eggià.
Appena saremo pronti, gli daremo una sistemata… Senti, è molto lontano questo
locale?”
“Proprio dietro
l’angolo. Senti, ma Dinah dov’è? Se ne sta sempre in
disparte, poverina. Non è la tua ragazza o qualcosa di simile?”
Craig fece spallucce.
“Più imperscrutabile di una gatta. A volte è tutta coccole, altre si appollaia
da qualche parte e non c’è verso di distrarla dal guardare il cielo. Però, su
una cosa si può contare. Guarda.” Indicò un edificio, dove stava appollaiata
una familiare figura alata. “Visto? Non smette di tenermi d’occhio. Mi segue
ovunque vada. E poi--“ in quel momento, furono entrambi investiti da un fascio
di luce.
Il fascio di luce dei
fari di un SUV diretto a tutta velocità verso di loro! Craig fece appena in
tempo a spingere via Marisol, prima di venire
investito in pieno, in un fragore di lamiere!
“CRAIG!” Marisol fece per alzarsi in
piedi…poi il SUV si trasformò in una palla di fuoco, scaraventando lei a
diversi metri di distanza e infrangendo molti vetri nei dintorni.
Dinah atterrò accanto alla donna. Silenziosa come sempre, la aiutò
a rialzarsi. Marisol si sentiva come se le fosse
passato addosso un treno, aveva le vertigini. Non fosse stato per il potere che
scorreva dentro di lei, avrebbe subito ben più di uno stordimento…
“Dobbiamo…aiutarlo. Oddio…” Dinah la tenne fermamente
per le spalle. La silente creatura scosse la testa. “Ma che ti prende? Non lo vedi che--“
E in quel momento, una
figura emerse dalle fiamme: Craig, con i capelli ancora in fiamme e il costume
da Mr. Immortal sotto i brandelli anneriti dei suoi
abiti. E non sembrava molto felice.
RAGAZZI, NON FATELO A CASA!
“Spegni le fiamme, Dinah.” E mentre lei usava le sue onde sonore per
disperdere il fuoco, lui mostrò una busta chiusa in un materiale grigio.
“Amianto, immagino. Era sul cruscotto. Be’, che hai da guardare a quel modo?
Sì, mi piace portare il costume sotto i vestiti. E’ pratico.”
“Ma…ma…” Marisol sapeva che si chiamava Mr. Immortal
per un motivo, ma che potesse uscire intero da un simile disastro…
Intanto, Craig aveva
aperto la lettera. La telecamera volante che li seguiva fedelmente a distanza,
inquadrò bene il testo.
Gentili VGL,
Considerate questo dono
un segno del mio apprezzamento per il vostro sconveniente intervento nei miei
affari. Con un po’ di fortuna, almeno uno di voi è morto. Altrimenti, credo che
dovremo rivederci molto presto.
Cordiali Saluti.
Ernest
St Ives
L’eroe accartocciò la
lettera. “Bene. Questo significa guerra!
E credo anche che prenderò anch’io una porzione extra, stasera, a proposito.
Arrabbiarmi mi fa venir fame.”